Linguaggio di genere in Italia
Nella lingua italiana è in corso una ricerca di espressioni adatte a rappresentare le persone che non si riconoscono nel genere binario, allo scopo di promuovere una lingua più rispettosa della diversità e inclusiva di tutti i generi. A differenza dell’inglese, apparentemente una lingua meno di genere, la lingua italiana è infatti una lingua di genere che declina soggetti, verbi, articoli e aggettivi in modo binario.
Gli studi socio-psico-linguistici stanno producendo molteplici proposte, sulle quali attualmente non c’è accordo tra le persone non binarie, anche se forme come (tutte/i/u) sono state recentemente adottate nella lingua parlata. Originariamente era stato proposto l’asterisco (*), ma questa soluzione presentava problemi per le persone con problemi di vista. Attualmente, la rappresentazione più comunemente utilizzata è Schwa (ə), la lettera “E” dell’alfabeto fonetico internazionale, invertita di 180°. Allo stesso tempo, anche questa soluzione è fortemente osteggiata, soprattutto in ambito accademico.
Alla base della questione morfo-sintattica, c’è ancora in Italia una questione di non riconoscimento delle persone con identità di genere non binarie dal punto di vista giuridico e sociale. La lingua italiana riproduce quindi lo stato delle cose nel Paese: con la discussione e la proposizione delle suddette soluzioni nella lingua scritta, quando possibile; mentre nella lingua parlata si continua a usare il genere maschile per rappresentare tutti i generi o si preferisce la declinazione maschile/femminile.
Gli studi socio-psico-linguistici stanno producendo molteplici proposte, sulle quali attualmente non c’è accordo tra le persone non binarie, anche se forme come (tutte/i/u) sono state recentemente adottate nella lingua parlata. Originariamente era stato proposto l’asterisco (*), ma questa soluzione presentava problemi per le persone con problemi di vista. Attualmente, la rappresentazione più comunemente utilizzata è Schwa (ə), la lettera “E” dell’alfabeto fonetico internazionale, invertita di 180°. Allo stesso tempo, anche questa soluzione è fortemente osteggiata, soprattutto in ambito accademico.
Alla base della questione morfo-sintattica, c’è ancora in Italia una questione di non riconoscimento delle persone con identità di genere non binarie dal punto di vista giuridico e sociale. La lingua italiana riproduce quindi lo stato delle cose nel Paese: con la discussione e la proposizione delle suddette soluzioni nella lingua scritta, quando possibile; mentre nella lingua parlata si continua a usare il genere maschile per rappresentare tutti i generi o si preferisce la declinazione maschile/femminile.